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Hobbiton 2022 a Pordenone il 3 settembre

Quest’anno torna l’appuntamento con la nostra festa a lungo attesa! Dopo la pausa forzata per la nota situazione che ha consigliato lo stop agli eventi dal vivo, siamo più che lieti di annunciare il ritorno di Hobbiton! Sebbene si tratti di un’edizione in formato ridotto rispetto alle nostre consuetudini, dato che il tutto si svolgerà nel corso di un’unica giornata il prossimo 3 settembre, è comunque bellissimo per noi poter dare questa splendida notizia.

Illustrazione di Paola Ramella

Questi i dettagli dell’iniziativa: la Società Tolkieniana Italiana, con il contributo del Comune di Pordenone e in collaborazione con un nutrito gruppo di enti e associazioni (il Palazzo delle Arti e del Fumetto del Friuli, Endas, i circoli culturali Drago Verde ed Eureka, le associazioni Aulùs e la Compagnia de’ Viaggiatori in Arme, il club Inner Circle, Eldalië e l’Arco e la Corte) attendono tutti gli amici e gli appassionati della Terra di Mezzo al PAFF! PALAZZO ARTI FUMETTI FRIULI, presso la Villa di Parco Galvani c/o Galleria Armando Pizzinato in Viale Dante 33 a Pordenone.

L’orario di apertura al pubblico sarà dalle 10 alle 20. All’interno del PAFF si svolgeranno le conferenze, ci sarà un’aula didattica dove l’APS Aulùs terrà delle lezioni sul doppiaggio rivolte ai bambini e ragazzi e verrà trasmesso su di un monitor il film “La Compagnia dell’Anello” doppiato in lingua friulana. Nel parco verranno allestiti dei tavoli per poter far giocare i visitatori a diversi giochi di ruolo, con ovviamente una particolare attenzione a Il Signore degli Anelli, a cura dell’associazione Inner Circle. Parteciperà inoltre “La Compagnia dei Viaggiatori in Arme”, che intratterrà i più piccoli allestendo lezioni di scherma in piena sicurezza. All’esterno sarà invece presente un’area dove non mancheranno esposizioni di libri e gadget a tema. Durante tutta la giornata ad allietare i presenti ci sarà all’esterno un sottofondo musicale a cura di Andrea Vittori.

La ciliegina sulla torta però sarà data dall’incontro con Francesco Vairano, storico direttore del doppiaggio dei sei film di Peter Jackson per le quali si avvalse del contributo della STI e in particolare di Paolo Paron: il maestro, dialogando con lo stesso Paolo Paron e Gianluca Comastri, ci delizierà con aneddoti e curiosità su come si adatta per il grande schermo un’opera complessa quale quella di J.R.R. Tolkien.

Questo il programma delle conferenze, per le quali è previsto l’ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili:

MATTINA

10,00 Inaugurazione alla presenza delle autorità
10,30 Tolkien e la Terra di Mezzo: rifugio e stimolo per i giovani di tutte le età
– Paolo Paron
11,00 Tolkien in Friulano, emozioni e difficoltà
Presentazione della rivista e dell’associazione Aulùs
11,30 Minas Tirith
Alessandro Stanchi presenta il nuovo numero della rivista della Società Tolkieniana
12,00 Da “Il Signore degli Anelli” a “Gli Anelli del Potere”
– Paolo Paron e Gianluca Comastri incontrano Francesco Vairano

Pomeriggio
15,30 Tolkien e Dante: una porta sull’Infinito
Manuel Massimilano Laplaca
16,30 Colui che raccontò la Grazia. Una rilettura de Il Signore degli Anelli di J.R.R Tolkien
– Mauro Toninelli
17,30 Le lingue della Terra di Mezzo
Gianluca Comastri

The Fall of Númenor, nuovo libro di Tolkien

HarperCollins, la nota casa editrice internazionale che detiene i diritti per la pubblicazione delle opere di Tolkien in Europa e in Canada, ha annunciato nella notte l’uscita di un volume interamente dedicato alla Seconda Era della Terra di Mezzo. La caduta di Númenor (The Fall of Númenor), questo il titolo dell’opera, è curato dallo scrittore ed esperto di Tolkien Brian Sibley con le illustrazioni dell’altrettanto celebre Alan Lee: l’uscita nelle librerie è prevista “a livello globale”, stando a quanto comunicato, nel mese di novembre di quest’anno – dunque a ruota della prima stagione della serie TV The Rings of Power.

Si tratta a tutti gli effetti di un libro di Tolkien: Sibley ha infatti compilato una raccolta dei vari testi originali che trattano della Seconda Era della Terra di mezzo, in modo da raccontarne per la prima volta l’intera storia in un unico volume: partendo dalla sezione “Il calcolo degli anni” nell’Appendice B a Il Signore degli Anelli, che per lunghi anni è stata l’unica risorsa genuina a disposizione dei lettori per documentarsi sulle vicende che precedono (e conducono a) la fine della Terza Era e la Guerra dell’Anello, il curatore ha passato in rassegna tutte le altre pubblicazioni postume curate da Christopher Tolkien in cui si narra dell’epopea dell’Isola della Stella. Una prima panoramica di queste vicende si ebbe infatti solo nel 1977 con la pubblicazione de Il Silmarillion, che contiene una storia più dettagliata e comprensiva dei passaggi che conducono agli eventi legati all’ascesa e alla caduta del regno insulare di Númenor, alla forgiatura degli Anelli del Potere, alla costruzione di Barad-dûr e all’ascesa di Sauron, fino all’epilogo che vide il Signore Oscuro sopraffatto dall’Ultima Alleanza di Elfi e Uomini.

Christopher Tolkien ha poi allargato ulteriormente la visuale sulla Seconda Era, con ulteriori approfondimenti, nei Racconti incompiuti di Númenor e della Terra di Mezzo edito nel 1980, per poi giungere alla maestosa History of Middle-earth negli anni seguenti, con cui molte altre vicende (non soltanto legate alla Seconda Era) sono finalmente giunte a conoscenza del grande pubblico degli appassionati delle opere firmate dal Professore di Oxford.

Sibley era già noto a questa platea, in quanto aveva curato una serie di volumi ispirati alle mappe della Terra di Mezzo a fine anni ’90, tutti illustrati da John Howe, per poi occuparsi delle guide ai film di Peter Jackson, sia relative alla trilogia de Il Signore degli Anelli che a quella de Lo Hobbit. Ora l’autore si cimenterà con gli scritti tolkieniani originali, organizzandone una curatela, a braccetto con un altro grandissimo e amatissimo illustratore.

Alan Lee, dal canto suo, ha ora l’opportunità di confrontarsi con le epoche che precedono le vicende della Terza Era – così come John Howe sta facendo in altro ambito, per la serie televisiva targata Amazon – e di esplorarne le atmosfere di grandiosità prima e di decadenza poi, che con la sua maestria saprà senz’altro rendere al meglio per stimolare una volta di più l’immaginario di tutti noi.

Non resta che darci appuntamento a novembre, per godere di un’altra ottima lettura dopo esserci immersi nell’affascinante rappresentazione visuale del primo capitolo della serie dedicata agli Anelli del Potere!

Serie Amazon e localizzazione italiana

Archiviato il lungo weekend grazie al quale si sono moltiplicate le occasioni per il Tolkien Reading Day (qui le nostre proposte per quest’anno), registriamo un aggiornamento inatteso giunto proprio lo scorso 25 marzo da Amazon Prime Video. Anche se pare che la cosa non abbia destato particolare interesse nell’ambiente tolkieniano nazionale, sui canali ufficiali della multinazionale che produrrà la serie televisiva ambientata millenni prima della Guerra dell’Anello sono comparse alcune citazioni dalle Appendici a Il Signore degli Anelli – che, come emerso a ridosso dell’uscita del teaser trailer, sono la fonte principale di riferimento per le sceneggiature:

Rifarsi a una consuetudine ormai consolidata come il Giorno delle Letture Tolkieniane è un’iniziativa, non scontata, con cui la produzione intende mostrare che il legame con le opere letterarie è comunque sentito, a prescindere dagli inevitabili adattamenti che non corrisponderanno a nulla di presente negli scritti (e dalle comprensibili reazioni che suscitano in quegli appassionati più determinati a sostenere il primato dell’integrità dei contenuti…): in secondo luogo, per quanto il primo teaser con i Versi dell’Anello recitati non fosse stato realizzato con doppiaggio internazionale, il secondo teaser ha invece reso evidenza degli adattamenti localizzati, tra cui ovviamente anche quello italiano. E, a sorpresa, l’adattamento ha compreso anche le citazioni in questione, come si può constatare dall’immagine elaborata da Tolkien Italia sul suo canale Facebook e gentilmente concessa per il nostro articolo.

Dei corrispondenti canali italiani, solo Twitter a quanto pare ha rilanciato con la versione localizzata di questi estratti – il che può essere uno dei motivi per i quali la notizia sinora ha circolato senza clamore, a prescindere dalle intenzioni strategiche del social media managing nostrano. Ma il testo è stato rivelatore di una curiosità che invece in molti avevano manifestato: vale a dire, quale versione del testo tradotto sarebbe stata utilizzata per l’adattamento e doppiaggio italiani. Chiaramente, gli spezzoni hanno permesso di identificare con chiarezza la traduzione in questione:

Come scrive Tolkien Italia sulla sua pagina Facebook:

le quattro grafiche promozionali di Prime Video Italia hanno evidentemente fatto ricorso alla storica traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca. Le parole sono le medesime, unica eccezione è la seconda proposizione della quarta citazione: la traduzione di Alliata aveva rielaborato il passaggio discostandosi dalla costruzione originale, ed era impossibile riportarla nella grafica mantenendosi aderenti alla citazione originale scelta dal marketing della serie.

Nel secondo estratto compare la voce Luhun, per la quale Tolkien aveva riservato una nota nella sua Guide to the Names in The Lord Of The Rings redatta appositamente per i traduttori internazionali dell’opera. Essa recita:

Lune. An anglicised, that is a hobbit, version of Elvish Lhûn. It is thus an alien name, and should be retained in the language of translation, assimilated if required to its spelling of such a sound as [lūn].

Dunque il Professore suggeriva che, trattandosi di un nome elfico anglicizzato (anzi, “hobbitizzato”!), doveva comunque suonare decisamente straniero come pronuncia e forma, cercando di ottenere una specie di lun con la vocale decisamente allungata. Non è scorretto affermare che Vittoria Alliata rispettò alla lettera la disposizione, pur risultandone un toponimo originale diverso da quanto riportato nel testo inglese. Tale toponimo è rintracciabile nelle edizioni Rusconi e almeno in parte delle edizioni Bompiani de Il Signore degli Anelli, prima che fosse emendato nelle revisioni più recenti (nelle quali, contrariamente all’indicazione di Tolkien, era stato inserito direttamente il toponimo elfico Lhûn).

Il fatto che si sia scelto di non ricorrere alla nuova traduzione, qualunque sia il motivo, farà sicuramente discutere e andrà indigesto almeno a una parte del pubblico che legittimamente la preferisce. Il riserbo più totale attorno alla produzione non ci consente di azzardare ipotesi sui motivi che hanno orientato la scelta del testo. Ci auguriamo solo che la circostanza non causi un riacuirsi delle polemiche passate, incentrate sull’accoglienza del nuovo testo italiano voluto da Bompiani-Giunti: per il resto, come tutti, registriamo questo “fatto di cronaca” che riporta al centro dell’attenzione le pagine di Tolkien e attendiamo di vedere direttamente il nuovo prodotto Amazon per poter finalmente esprimere un parere circostanziato.

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Tolkien Reading Day 2022: Amore e Amicizia

Anche per quest’anno la Società Tolkieniana promuove il Tolkien Reading Day, nel giorno in cui si dedica un momento per leggere o rileggere il proprio passo preferito delle opere del Professore.

Il tema scelto dalla Tolkien Society per il 2022 è Amore e Amicizia

Siamo a disposizione per dare supporto in tutti i modi in cui potremo a chiunque vorrà indire momenti di lettura, nei modi che l’attuale situazione ci permette. Vi invitiamo poi a dare notizia di come trascorrerete questa ricorrenza, condividendo le vostre foto o i vostri video o semplicemente annunciando quale passo avete scelto di leggere, in uno di questi canali:

Raccomandiamo, sui social network, di inserire l’hashtag #TolkienReadingDay per fare in modo che i vostri contributi entrino nel grande flusso mondiale di testimonianze in onore del Professore.

Gli spunti per la lettura, su questo tema, sono davvero tanti: da “Beren e Lúthien” a “Lo Hobbit”, ai passi de “Il Signore degli Anelli” dove i membri della Compagnia ritrovano la tempra per reagire alle situazioni che sembrano senza via d’uscita al racconto di Aragorn e Arwen, i passi che si possono scegliere sono veramente numerosi!

Da quest’anno, con tutte le cautele del caso, sarà inoltre possibile provare la bellezza di ritrovarsi faccia a faccia per questo suggestivo appuntamento!

Qui una nostra selezione di suggerimenti con tutte le occasioni di incontro, all’insegna delle letture tolkienane:


Per qualsiasi richiesta di supporto per organizzare la vostra lettura non esitate a contattarci all’indirizzo silmaril@tolkien.it

Buon giorno di letture tolkieniane a tutti!

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L’ultimo addio. Con Priscilla si chiude un’era

Nella serata di ieri si è diffusa la notizia che, dopo un breve periodo di malattia, Priscilla Tolkien ha concluso il suo percorso terreno. Tra i primi a dare l’annuncio è stato il Lady Margaret Hall, l’istituto di Oxford presso il quale aveva studiato (qui il comunicato).

Quarta e più giovane dei figli di Edith Bratt e John R. R. Tolkien, nonché unica figlia femmina, pur non seguendo le vicende editoriali legate al nome Tolkien con la stessa assiduità del fratello Christopher, era comunque conosciuta e amata nell’ambiente degli estimatori e diverse attività sono legate al suo nome. Oltre ad essere vicepresidente ad honorem della Tolkien Society dal 1986, assieme al fratello John aveva pubblicato nel 1992 The Tolkien Family Album, una suggestiva biografia “vista dall’interno” con aneddoti originali e un corredo di testimonianze fotografiche: nello stesso anno firmò inoltre la prefazione di A Tribute to J.R.R. Tolkien, pubblicazione in occasione del centenario della nascita del padre, solo per citare alcuni dei suoi contributi. Come non citare, poi, il viaggio nel nostro paese assieme a suo padre nella primavera del 1955, tra le meraviglie di Venezia e Assisi che lasciarono a entrambi indelebili emozioni e ricordi…

Ma, al di là di questi, la sua scomparsa al mondo non può non richiamare alla mente l’Ultima Nave, Oilima Markirya nel celebre componimento Alto-elfico di suo padre, che salpa dalle Rive-di-qua per ricongiungersi con i cari partiti tempo prima. Giunge al termine della sua esistenza la Compagnia originaria, quello straordinario nucleo familiare che tutti abbiamo amato e a cui tutti avremmo voluto rubare uno sguardo, servendoci di qualche artifizio che ci permettesse di assistere a quelle incredibili serate in cui padre, madre e figli si riunivano per raccontarsi le storie che sarebbero poi diventate col tempo i nostri libri prediletti. L’ultima testimone di una delle più riuscite esperienze narrative e letterarie di sempre se n’è andata: di loro ci resta l’immenso e inestimabile dono di un grandissimo ciclo letterario, un affresco dipinto da queste stesse persone in cui i loro stessi cuori fanno risuonare i loro battiti.

Tuttavia, anche se in queste circostanze si parla di “scomparsa”, quella dei Tolkien è tutt’altro che definitiva. Se è vero che nessuno se ne va da questo mondo finché esiste chi ne ricorda il nome, la famiglia Tolkien si è senz’altro garantita un posto fra coloro che accompagneranno la storia dell’umanità fin quando questa durerà. Senz’altro chi ha avuto modo di avvicinare, di persona o per via epistolare, questa donna gentile e disponibile e di avere in cambio il dono di una sua risposta (e anche in Italia ci sono alcuni di questi fortunati) sarà doppiamente toccato da questo evento.

Da parte nostra, crediamo che le parole più adatte per questo momento le scrisse proprio John Ronald Reuel Tolkien nell’addio di Aragorn ad Arwen:

«In tristezza dobbiamo lasciarci, ma non nella disperazione. Guarda! Non siamo vincolati per sempre a ciò che si trova entro i confini del mondo, e al di là di essi vi è più dei ricordi. Addio!»

J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Rusconi.

Immagine su gentile concessione di Tolkien Italia

Minas Tirith, la nostra rivista

Come abbiamo già comunicato sui nostri canali social, lo scorso ottobre abbiamo ripreso le pubblicazioni della nostra “storica” testata: Minas Tirith, ai tempi una delle due riviste riservate ai nostri soci, torna alle stampe con un nuovo formato e un nuovo obiettivo, oltre che naturalmente una nuova redazione. Il nostro consiglio direttivo ce la presenta qui, dandone un breve excursus storico a beneficio di coloro che si sono avvicinati alla nostra associazione solo in tempi recenti: i dettagli sui contenuti si trovano a questa pagina del sito della casa editrice. Ci auguriamo che questa iniziativa desti la curiosità e abbia di conseguenza la diffusione che, a nostro avviso, merita!


Uno dei punti di forza delle manifestazioni tolkieniane e delle Hobbiton organizzate dalla Società Tolkieniana Italiana è sempre stato rappresentato dagli appuntamenti culturali, quali le conferenze, le presentazioni e le relazioni. 

Fin dai primi anni di attività sorse il problema di raccogliere i testi di tutti questi interventi, tenuti da esperti del mondo di Tolkien e da illustri professori universitari, che nelle manifestazioni da noi promosse e succedutesi nel tempo ci hanno parlato di argomenti affascinanti e d’impatto: dalle dissertazioni sul mondo celtico, germanico, scandinavo, alle descrizioni e al racconto del Kalevala finnico, dello sciamanesimo uralo-altaico, dell’Edda di Snorri e Poetica, ai collegamenti tra questi testi e mondi al grande bagaglio culturale e linguistico del Professore di Oxford.

Si decise così di fondare una rivista, da un’idea di Paolo Paron e sotto la direzione del giornalista e scrittore Gianfranco De Turris, e come nome venne scelto per l’appunto proprio Minas Tirith.

L’immagine di copertina del numero di ottobre 2021, di Dario Righetto

Si tratta di un nome in Sindarin, la lingua maggiormente in uso presso gli Elfi della Terza Era e gli eruditi che ne conoscevano la cultura, il cui significato è “Torre di Guardia”: ne Il Signore degli Anelli tale nome è attribuito alla capitale del regno di Gondor, che anticamente era chiamata Minas Anor “Torre del Sole” e in entrambe le accezioni il significato era fortemente simbolico ed evocativo. Essendo poi una città fortezza, ultimo vero baluardo contro la potenza del Male che sorgeva minaccioso a poca distanza, rispetto alla nostra società attuale può essere vista come un baluardo culturale a contrastare uno dei mali più subdoli che minacciano la nostra crescita, vale a dire l’avversione per la cultura e per i contenuti di qualità.

La rivista voleva e vuole ancora oggi avvicinare le persone al significato ed al valore di miti, leggende, fiabe, narrazioni e testi che, come lo stesso Tolkien sapeva fare magistralmente per mezzo dei suoi scritti, sappiano parlare al cuore delle persone. Come testata ha seguito negli anni un percorso altalenate, con vari cambi in corsa per quel che riguarda i suoi curatori, fino ad andare incontro ad alcuni anni di interruzione delle uscite: finalmente possiamo annunciare la ripresa delle pubblicazioni.

Questo ritorno è stato fortemente voluto dal presidente Domenico (Ninni) Dimichino che, dopo alcuni tentativi senza esito negli anni precedenti, non si è scoraggiato e ha insistito fino alla piena riuscita nell’intento. 

Oltre al numero uscito l’anno scorso, siamo lieti di annunciare che si può considerare quasi pronto anche il prossimo, in programmazione per fine giugno 2022: ci prefiggiamo di riprendere la pubblicazione con periodicità semestrale, facendo coincidere le due uscite annuali con i due solstizi – affiancando così alla simbologia del nome anche quella data dalle ricorrenze che ne stabiliscono la cadenza, nella miglior tradizione del calendario della Contea.

Il Consiglio di Elrond

Serie TV Amazon, c’è il primo trailer

Da ieri gli appassionati sono alle prese con commenti di vario tenore riguardo l’inattesa uscita del primo filmato promozionale della serie televisiva targata Prime. L’unica informazione significativa rispetto al poco che già si sapeva riguarda il titolo, che sarà Gli Anelli del Potere e quindi permette di orientare il focus sulla trama principale più probabile. Se il primo fotogramma raffigurava un’immagine del Reame Beato riconducibile alla Prima Era, il riferimento agli anelli non può che far pensare a un racconto che mostrerà l’ascesa di Sauron e i vari snodi della vicenda che porteranno alla forgiatura dei potenti artefatti, immortalati dal celeberrimo poema in parte inciso sull’Unico.

A quanto sembra, di tutti i filmati diffusi ieri quello in inglese è l’unico in cui la proiezione è accompagnata da una voce narrante, che recita i primi versi del Poema dell’Anello:

Per ulteriori informazioni sugli aggiornamenti periodici consigliamo di fare riferimento alla sezione appositamente allestita su Tolkien Italia:

https://tolkienitalia.net/?page_id=4392

Possiamo comunque offrirvi un interessante commento che riguarda un ulteriore breve filmato, che riporta in sequenza i titoli in varie lingue tra cui è apparsa la dicitura Sindarin, l’analisi della quale rivela che non mancano elementi interessanti.

Il post Facebook (https://www.facebook.com/LeLingueElfichediTolkien/posts/4541166559325858) che discute i tecnicismi dell’iscrizione elfica viene dalla pagina Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo, libri dedicati allo studio di questa particolare dimensione delle opere tolkieniane che potete reperire nel nostro catalogo online. Questo il testo:

L’iscrizione elfica è in tengwar, nel modo del Beleriand (lo stesso del cartiglio sulla porta di Durin, per intenderci). La prima riga recita “Hîr i chorvath”, in basso le due parole in corpo più grande sono “Corvath bâl” – l’accento circonflesso indica che le vocali sottostanti vanno pronunciate allungandole sensibilmente.‘Hîr’ significa proprio “signore, padrone”, come riportato in varie fonti tra cui gli Incompiuti e un paio di volumi della HoME. ‘I chorvath’ significa “gli anelli”: gli autori hanno scelto di formare il plurale a partire da una parola ricostruita, *corf, soluzione proposta nei primissimi anni 2000 da Ryszard Derdziński (https://tolkniety.blogspot.com/2022/01/g-i-p-rings-of-power-tengwar-and.html) e quindi ripresa da Helge K. Fauskanger, che la inserì nel suo Parviphith Edhellen su Ardalambion. *Corf è l’equivalente della voce Quenya ‘corma’ che significa “anello” con particolare riferimento al gioiello da mettere al dito: -ath è il suffisso Sindarin che forma i plurali collettivi, la cui annessione a *corf induce una modifica nella grafia della consonante finale (nell’Appendice E a Il Signore degli Anelli è riportato che la F a fine parola rappresenta il suono V: pertanto, nel composto che si viene a creare annettendo la desinenza, trascrivendo nell’alfabeto ordinario si sostituisce la consonante). Un’altra mutazione è innescata dall’articolo plurale ‘in’, secondo una regola per cui ‘in corvath’ -> ‘i chorvath’, che viene quindi a significare “(tutti) gli anelli”. In Sindarin costruzioni di questo tipo hanno valenza genitiva, per cui anche se letteralmente la frase è “Signore gli Anelli” il senso è “Signore (de)gli Anelli”.Analogamente, dato che ‘bâl’ è una ricostruzione di un derivato dalla radice etimologica protoelfica √BAL che origina varie parole connesse all’accezione di “potere, essere potente, avere potere”, la seconda parte ‘corvath bâl’ si traduce con “(tutti gli) Anelli (di) Potere”. In realtà ‘bâl’ si ricollega più al concetto di “potere” come attributo divino (dalla stessa radice deriva anche il quenya Vala, pl. Valar, per intenderci…), ma evidentemente l’accezione è ritenuta sufficientemente elastica per adattarsi anche a questa intitolazione.Insomma, pur con qualche licenza, la scelta di Prime è in qualche modo anche un riconoscimento agli studi ormai più che ventennali sui modi di ricostruire le lingue elfiche secondo le regole desunte dagli scritti di Tolkien.

Cosa ne pensate?

L’ultimo degli Inklings

In occasione dell’anniversario della scomparsa di Christopher Tolkien, La Biblioteca dei Quattro Decumani accoglie una pubblicazione in memoriam, realizzata in collaborazione e grazie a Tolkien Italia. Di seguito, il link per scaricare il libro elettronico e il testo della prefazione.


Se c’è un aspetto singolare nel modo in cui gli amanti delle opere tolkieniane dimostrano il loro attaccamento a quelle pagine ispiratrici, si tratta senz’ombra di dubbio del modo a tratti controverso con cui accolgono e ricordano la figura di Christopher John Reuel Tolkien. La sua dedizione alla cura e alla diffusione del vastissimo corpus di scritti di suo padre, John Ronald Reuel, è la sola ragione per cui si è sviluppato un percorso di studio che sta finalmente rendendo giustizia del Tolkien accademico oltre che autore pregiatissimo: pure sono in tanti (troppi) a mettere in dubbio le reali motivazioni che animarono Christopher e il suo intimo legame con la Terra di Mezzo e in generale con l’attività intellettuale di suo padre. 

Non si dovrebbe mai dimenticare che, se abbiamo ormai da decenni la possibilità di godere pienamente di queste opere e delle belle emozioni e opportunità di condivisione che da loro scaturiscono, ne va reso merito esclusivamente a Christopher Tolkien. Questa pubblicazione, che non a caso esce nel secondo anniversario della sua scomparsa, mira dunque a ravvivare l’ammirazione e la gratitudine che si deve a chi ha dedicato la sua vita essenzialmente a questo.

Alla morte di J.R.R. Tolkien, nel 1973, Christopher ebbe la nomina a esecutore testamentario del patrimonio letterario di suo padre, cosa che all’atto pratico si concretizzò in una settantina di scatoloni colmi di carteggi e note che trattavano ogni ambito della sua attività accademica e narrativa, dalle lezioni accademiche alle teorie ed elucubrazioni sulle lingue degli Elfi della Terra di Mezzo. Chiunque ci segua da qualche tempo è già ben al corrente che il lavoro sulle prime versioni dei miti di Arda era iniziato già a cavallo degli anni della Grande Guerra ma, anche dopo più di sessant’anni, era ancora un cumulo di bozze, brani incompiuti, innumerevoli variazioni di stile, modifiche alle trame delle vicende e stravolgimento di nomi e toponimi – il cavallo di battaglia di Tolkien, nonché cuore pulsante del suo slancio intellettuale e pilastro del legendarium. Siccome Christopher aveva preso parte attiva alla composizione di tali testi già dalla prima infanzia, restandone legato per tutta la vita, fu naturale che la prima curatela a cui si dedicò fu proprio la risistemazione di questi antichi miti (antichi sia per quanto riguarda la loro genesi che nel contesto della Terra di Mezzo) in quello che sarebbe poi stato dato alle stampe nel 1977 con il titolo di Il Silmarillion. Questo volume, uscito volutamente in forma di serie di racconti armonizzati con le vicende de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli, ha accompagnato tantissimi devoti lettori alla scoperta di quanto fosse vasta e minuziosamente ricostruita l’ambientazione di quelle vicende e reso ancora più intensa l’esperienza dell’immersione nella loro lettura, cosa che probabilmente non sarebbe avvenuta (se non in misura necessariamente inferiore) se la raccolta fosse stata pubblicata in forma di edizione critica con tanto di apparato di note e confronto delle varie versioni, come invece avvenne in seguito con altri titoli successivi.

Quest’impresa editoriale, con la prima pubblicazione di una lunga e fortunata serie, prese così il via: come ricordò due anni or sono John Garth, nel suo pezzo commemorativo pubblicato sul Guardian, Christopher Tolkien si accomodò a tavolino assistito da Guy Gavriel Kay dopo aver compulsato, cernito e collegato tra loro i vari materiali che trattavano le prime tre ere della Terra di Mezzo, limitando le sue personali valutazioni letterarie al minimo indispensabile per porre in correlazione le varie fonti e colmare le inevitabili lacune: il tutto fu composto sui tasti della stessa macchina per scrivere su cui J.R.R. Tolkien si era personalmente indaffarato per decenni. Il nuovo testo andava così a chiudere idealmente il cerchio: per quanto non potremo mai sapere in che misura esso avrebbe rispecchiato le intenzioni di J.R.R. Tolkien se fosse riuscito a pubblicarlo egli stesso, si trattava comunque di qualcosa che lui avrebbe voluto veder dato alle stampe – né alcun altro che non fosse il suo terzogenito, unico che avesse seguito da vicino e da dentro le fasi in cui la visione della Terra di Mezzo venne plasmata nella sua forma più recente, sarebbe stato in grado di portare a termine l’operazione. Chissà se quei due si erano resi conto che, oltre a inserire altre preziose tessere nel mosaico letterario, stavano dando il via a un’operazione senza precedenti, lanciando un intero filone di letture e studi su un ciclo letterario che a tutt’oggi costituisce un unicum ineguagliato e forse irripetibile. Tale operazione è raccontata nel secondo e nel terzo articolo di questa raccolta, che esordisce ricordando il riconoscimento forse più gradito a Christopher Tolkien per ciò che ha fatto e che ci ha lasciato in dono. 

Vi è però un aspetto del contributo di Christopher Tolkien al legendarium tolkieniano al quale, forse, non è stata ancora resa giustizia come meriterebbe: si tratta della sua opera cartografica. Non tutti infatti sanno che fu lui l’autore delle mappe più celebri pubblicate unitamente ai libri, a partire dalla celeberrima carta della Terra di Mezzo fino a quelle, in scala maggiore, della Contea e di Gondor accanto a Mordor, per chiudere il cerchio con la mappa del Beleriand a corredo del Silmarillion. Se infatti John Ronald Reuel si limitava a tratteggiare schizzi che aiutassero nel redigere le storie, ma non riuscendo mai a dedicarvisi al punto da ottenere quel risultato esauriente e dettagliato che il suo occhio esigente avrebbe voluto raggiungere, Christopher vi si dedicò con maggior cura e, per quanto egli stesso confessò di non essere riuscito a evitare inesattezze ed errori ortografici, suo padre ne fu alquanto soddisfatto. Arrivò infatti a esternare una certa irritazione quando Christopher dovette recarsi in Sud Africa per il suo addestramento nei quadri della RAF, non potendo quindi dedicarsi ai ritocchi cartografici, dei quali parlò con ammirazione a N. Mitchison in un’altra delle sue lettere. Tutto questo, assieme ad altri interessanti dettagli sulle carte, è stato oggetto di una bella ricostruzione a opera di J. Crowe in un articolo su tor.com redatto a pochi giorni dalla notizia della morte di Christopher Tolkien, articolo che da solo meriterebbe a sua volta un ampio approfondimento.

Non resta dunque che lasciare spazio agli articoli, ancora consultabili su Tolkien Italia, i quali però trovano un senso maggiormente compiuto in questa monografia. Essa punta a collocare nella meritata evidenza colui che ha reso possibile conoscere a fondo uno dei più grandiosi cicli narrativi di sempre, cui egli stesso si è dedicato apportando un prezioso contributo e in cui è giunta ai giorni nostri la magia di un circolo letterario privato tra i più suggestivi mai costituitisi: quello degli Inklings.

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Anche quest’anno, auguri con Tolkien!

Come ad ogni inizio del nuovo anno, per chi ama Tolkien e le sue opere si profila il tradizionale appuntamento in cui unirsi simbolicamente (e, anche grazie ai social, in tutto il mondo!) in onore di un uomo e autore, al quale rinnoviamo tutta la nostra gratitudine per averci elargito un dono inestimabile come la Terra di Mezzo – oltre a tutta la sua prodigiosa produzione letteraria.

Pertanto anche quest’anno, il 3 gennaio, accogliamo l’invito della Tolkien Society a partecipare alla tradizione dell’annuale Tolkien Birthday Toast, ricordando il compleanno di J. R. R. Tolkien. Siccome il lietissimo evento è datato 3 gennaio 1892, quest’anno ne ricorre il 130° anniversario: una “cifra tonda” che aggiunge ulteriore suggestione a questa nostra periodica usanza.

Ormai il “funzionamento” del Toast dovrebbe essere ben conosciuto, tuttavia non sarà un male ripercorrerlo. Anche perché le “regole” da seguire sono davvero poche e semplici:

  1. Alle 21:00 ora locale del 3 gennaio, ci si alza in piedi:
  2. si leva un calice (o bicchiere, o qualsivoglia recipiente per bere!) della propria bevanda preferita, a scelta: non è necessario che sia alcolica;
  3. si pronuncia la formula “Al Professore”! Per chi vuol seguire pari pari la dicitura inglese The Professor! si può optare per il letterale “Il professore!”;
  4. si beve un sorso della propria libagione, dedicandolo a Tolkien;
  5. Ci si siede nuovamente, o comunque si riprende a godersi il ​​resto della bevuta, magari condividendo i propri pensieri sulla magia delle opere tolkieniane – può essere anche un’ottima occasione per (ri)leggere qualche pagina delle proprie predilette.

Stante la situazione che non consente ancora di ritrovarsi liberamente e pubblicamente, a beneficio di chi fosse interessato a condividere il momento proponiamo due occasioni online:

  • dalle ore 20:45 sarà possibile seguire una diretta Instagram dal profilo @tolkienitalianet, con brindisi alle 21,
  • la serata proseguirà sulla web radio Radio La Voce Di Arda dalle ore 21:15, con una puntata celebrativa.

Se vorrete inviare un’istantanea fotografica dei momenti prima, durante e dopo il brindisi sui nostri o sui vostri canali social, raccomandiamo di adoperare l’hashtag #TolkienBirthdayToast, in modo da rendere ancora più ampia la partecipazione a questo bel momento collettivo. Noi vi aspettiamo e, in attesa che tornino le condizioni per vivere nuovamente le nostre feste nelle bellissime piazze italiane (abbiamo iniziato a lavorarci già da più di un anno e, nonostante tutto, continuiamo non vedendo l’ora di riabbracciarci e trascorrere bei momenti assieme!), vi invitiamo a unirvi a noi e a iniziare da subito ad approfittare delle nostre proposte: vi ricordiamo che sul finire dell’anno appena concluso abbiamo finalmente ripreso la pubblicazione della nostra rivista soci, Minas Tirith, che torna dopo una lunga pausa in una veste rinnovata e arricchita! Se volete qualche anticipazione sul numero XXIV vi invitiamo a scorrere la recensione pubblicata su Tolkien Italia e, ovviamente, a ordinare subito dopo la vostra copia!

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History of Middle-earth in italiano

Il ritorno di Lucca Comics&Games a un’edizione in città ha portato una notizia indubbiamente di rilievo, per quanto riguarda le opere di Tolkien: Bompiani ha diffuso un post Facebook in cui annunciava il piano per la traduzione dell’intera History of Middle-earth, celebre opera postuma in dodici volumi (più indice) compilata e curata da Christopher Tolkien e data alle stampe tra il 1983 e il 1996. Da un lato era prevedibile che l’annuncio della serie TV di Amazon, con inizio previsto a inizio settembre 2022, avrebbe tirato la volata alla massiccia uscita sul mercato di serie di prodotti più o meno legati a Tolkien; d’altro canto, pochi avrebbero scommesso sulla History, che per vari motivi connessi alla sua storia in Italia e nel mondo pareva essere al centro più delle attese dei lettori che degli editori.

Tra gli appassionati più inclini ad approfondire e collezionare testi tolkieniani che parlano della Terra di Mezzo, quest’opera monumentale è dunque conosciuta, chiacchierata e bramata da lungo tempo, ben da prima dei primi tre film di Peter Jackson e della conseguente esplosione di notorietà a livello mondiale di queste grandi saghe letterarie. Per la sua struttura e per i suoi contenuti, inoltre, ha rappresentato una risorsa imprescindibile per studiosi e divulgatori, che in essa hanno trovato fonti e materiali di prima mano per corroborare le proprie opere secondarie e svelare gran parte dello scenario in cui J.R.R. Tolkien ha ambientato i racconti che amiamo.

Nei dodici volumi della History, Christopher Tolkien presenta e discute i manoscritti di suo padre relativi alle trame de Il Silmarillion e Il Signore degli Anelli, oltre ad altri saggi e racconti che trattano di vicende non narrate estesamente nelle opere narrative pubblicate fino ad allora. Parte di questi materiali erano pertanto inediti, mentre altre parti consistono essenzialmente in versioni precedenti di storie già pubblicate. Questo lo sviluppo dell’opera:

  • The Book of Lost Tales Part One (1983)
  • The Book of Lost Tales Part Two (1984)
  • The Lays of Beleriand (1985)
  • The Shaping of Middle-earth (1986)
  • The Lost Road and Other Writings (1987)
  • The Return of the Shadow (The History of The Lord of the Rings vol. 1) (1988)
  • The Treason of Isengard (The History of The Lord of the Rings vol. 2) (1989)
  • The War of the Ring (The History of The Lord of the Rings vol. 3) (1990)
  • Sauron Defeated (The History of The Lord of the Rings vol. 4) (1992)
  • Morgoth’s Ring (The Later Silmarillion vol. 1) (1993)
  • The War of the Jewels (The Later Silmarillion vol. 2) (1994)
  • The Peoples of Middle-earth (1996)

Nel 2002 è stato poi pubblicato un tredicesimo volume, The History of Middle-earth Index. Questo libro ha completamente integrato tutti gli indici dell’insieme in un unico grande indice.

I primi due libri ci introducono alla prima concezione del legendarium di Tolkien. Il terzo volume contiene estesi poemi riguardanti alcune delle storie principali. I due libri che seguono approfondiscono invece gli sviluppi che dalle versioni dei primi due volumi portano al cosiddetto Quenta Silmarillion, versione riveduta di quello che sarebbe poi uscito postumo nel 1977. I volumi dal sesto al nono trattano la storia e lo sviluppo de Il Signore degli Anelli, mentre la seconda metà del nono volume discute la storia di Númenor. Nel decimo e nell’undicesimo volume si discutono gli sviluppi successivi del Silmarillion, fungendo in pratica come base di partenza per l’edizione pubblicata. Il volume conclusivo prevede lo sviluppo delle Appendici de Il Signore degli Anelli, seguito da alcuni saggi assortiti che J.R.R. Tolkien aveva scritto negli ultimi anni della sua vita.

Chi ci segue da più tempo saprà che i Lost Tales erano già usciti in Italia per i tipi di Rusconi, rispettivamente nel 1986 e nel 1987, col titolo di Racconti Ritrovati e Racconti Perduti ed entrambi nella traduzione di Cinzia Pieruccini. Sembrava l’inizio di un ciclo destinato a ricoprire l’intera opera, ma malauguratamente (per motivi mai del tutto chiariti) non si andò oltre. Ora, come detto, il ciclone Amazon sembra invece aver improvvisamente creato condizioni idilliache perfino per i prodotti editoriali più azzardati – che, in sé, è una circostanza apprezzabile.

Come lettori, però, un’aspettativa l’abbiamo. Le chiacchiere attorno alla precedente esperienza di nuova traduzione legata al nuovo corso Bompiani/Giunti, infatti, non sono ancora sopite: gradiremmo molto che questa nuova operazione non fosse “di rottura”, come quella legata a Il Signore degli Anelli, ma che sia l’occasione per ricomporre una platea di appassionati come quella italiana, che (comunque la si pensi) merita di venir posta nelle condizioni ideali per poter apprezzare e condividere nella sua interezza le suggestive atmosfere create dalla penna e dalla mente di Tolkien. La notizia che per le nuove traduzioni sarà coinvolto un professionista di valore come Luca Manini, da questo punto di vista, è un ottimo auspicio: Manini, infatti, si è già cimentato con risultati egregi nella traduzione di testi tutt’altro che semplici da affrontare, come Beren e Lúthien e La Caduta di Gondolin, pertanto offre ampie garanzie di poter svolgere un lavoro di qualità e nel pieno rispetto della visione dell’autore. Si dà il caso che alcuni volumi della History (The War of the Jewels, The Lost Road, Sauron Defeated e Peoples of Middle-earth) contengano amplissimi stralci del substrato linguistico messo a punto da Tolkien per la Terra di Mezzo, universalmente (o quasi…) ritenuto un pilastro imprescindibile della concezione tolkieniana: purtroppo quel “quasi” riguarda da vicino Ottavio Fatica, autore di alcune dichiarazioni piuttosto sconcertanti a proposito del Tolkien filologo e glottoteta – a proposito del quale, ricordiamo che come associazione abbiamo promosso il primo e finora unico percorso di studi tutto italiano sulla tematica, che ha preso il via con la pubblicazione dei due volumi de Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo ed è tuttora in corso. È dunque legittimo coltivare l’aspettativa un cambio di passo circa l’approccio ai testi e augurarsi che le prossime pubblicazioni si rivolgano con il dovuto rispetto tanto all’autore quanto alla platea dei suoi lettori, per uscire finalmente tutti assieme a rivedere le stelle di Elbereth!