A proposito della nuova traduzione

Lo scorso 30 ottobre, come da programma e da annunci conseguenti, è dunque giunta negli scaffali delle librerie l’edizione Bompiani de La Compagnia dell’Anello nella nuova traduzione di Ottavio Fatica. Come era prevedibile, analogamente a quanto successe per l’annuncio della nuova immagine di copertina, i commenti non si sono fatti attendere…

Come nostra consuetudine, abbiamo seguito gli sviluppi della vicenda e non abbiamo voluto esprimerci se non a ragion veduta e dopo aver raccolto un sufficiente ammontare di informazioni oggettive. Chi ci segue da tempo sa che preferiamo intervenire a “bocce ferme”, evitando con cura di riprendere o assecondare il lato polemico della situazione. Così, a suo tempo non ci siamo espressi in merito alla questione della copertina, attendendo un pronunciamento della casa editrice (l’unico che valesse davvero la pena commentare, a nostro parere) che è però arrivato solo all’indomani dell’uscita del volume, dunque dopo parecchi mesi dalla diffusione pubblica del progetto grafico scelto. Riscontriamo dunque la conferma che si tratta di uno scorcio del suolo marziano e la risposta dell’art director:

Ebbene sì, le immagini impiegate per le copertine di questa nuova edizione della Trilogia altro non sono che fotografie del suolo di Marte. Come mai, almeno a noi e all’editore, possano sembrare perfettamente credibili? Non lo so.

E la traduzione? Alcuni ci stanno già chiedendo conto del perché attendiamo a dare un parere. Non è per prudenza o altro genere di riserve: semplicemente, ce la siamo procurata, la stiamo studiando e, appena avremo sufficienti elementi oggettivi in merito alle scelte di modifica dei nomi (alcune delle quali stanno facendo discutere anche in modo più veemente di quanto ci saremmo attesi) e avremo preso visione di come è cambiato il tono narrativo generale passo dopo passo, diremo la nostra.

Sebbene l’impressione che se ne potrebbe trarre è che ci siamo “distratti” o che ci asteniamo per chissà quale ritrosia, in realtà ci teniamo a esprimere un parere che abbia solide basi critiche e “tecniche”, per così dire, senza che l’ovvio affetto che proviamo per la traduzione con la quale abbiamo conosciuto l’opera (e a cui abbiamo anche dato il nostro piccolo contributo, a suo tempo) prendesse il sopravvento e ci inducesse a un trasporto emotivo non indicato per valutare un’operazione del genere.

Dunque, continuate a seguirci perché i primi frammenti delle nostre analisi non tarderanno ancora molto!