Tolkieniani Italiani – intervista a Paolo Gulisano

La serie di interviste dei Tolkieniani Italiani prosegue con un nome ben noto ormai da lungo tempo tra gli appassionati: si tratta di Paolo Gulisano, uno dei primi in Italia a scrivere e pubblicare su J.R.R. Tolkien. Di seguito le risposte alla serie di quesiti postigli da un Giuseppe Scattolini particolarmente ispirato.


Paolo Gulisano: nel mondo tolkieniano sei conosciuto come un divulgatore di massimi livelli. Tuttavia, è sufficiente una piccola ricerca per vedere coi propri occhi quanto ampia e varia sia la tua produzione. Ed il tuo mestiere è fare il medico. Chi è allora Paolo Gulisano? Il medico? Il divulgatore? Lo studioso? Lo scrittore?

Sono un medico di professione e uno scrittore per passione. Potrei anche dire che sono un medico umanista:una categoria che si sta assottigliando in un tempo che vede unevoluzione della medicina in senso sempre più tecnicistico, se non addirittura burocratico. Questo significa che il significato del mio lavoro è il prendermi cura, delle persone, naturalmente, ma potrei dire che mi prendo cura anche della cultura, della storia, e questo è il nesso col mio impegno di scrittore, di saggista, di divulgatore. Tutto allinsegna del prendersi cura, quindi.

Parlando della tua passione tolkieniana, come hai conosciuto Tolkien? Il Professore di Oxford è solo una tra le tante delle tue passioni o ha un posto privilegiato nel tuo cuore?

Ho conosciuto Tolkien alla fine del Liceo. Ero un appassionato di Miti e saghe antiche. Venni a conoscenza che un autore contemporaneo (Tolkien era morto 5 anni prima che leggessi Il Signore degli Anelli) si era cimentato in una riscrittura delle antiche leggende medievali. Sinceramente, ero un po’ perplesso, ma grazie a Dio sono curioso e volli leggerlo: ne rimasi folgorato. Mi trovai ovviamente di fronte a molto di più che una semplice rivisitazione degli antichi miti, ma ad unopera epica originale, straordinaria. Era uno dei libri più affascinanti che avessi mai letto, e tenete conto che di libri ne leggo veramente tanti. Posso quindi dire che Tolkien da allora ha occupato un posto davvero privilegiato nel mio personale orizzonte culturale e nei miei affetti. Certamente, ho anche altri interessi e autori che mi sono cari, ma molti di loro- come Lewis o Chesterton- si intrecciano col Professore di Oxford. Devo dire inoltre che la storia e la cultura delle Isole Britanniche ha sempre esercitato nei miei confronti una notevole attrazione, e la gran parte delle mie opere è dedicata a questi temi: dallIrlanda alla Scozia, alla Letteratura Vittoriana. Da Oscar Wilde al Peter Pan di Barrie, dalle rivolte irlandesi allindipendenza della Scozia, negli ultimi 20 anni mi sono mosso molto con la penna tra Dublino e Oxford, tra Londra e Glasagow!

A partire dalla tua notevolissima esperienza e dai tanti incontri tolkieniani che hai tenuto fino ad oggi, qual è la tua opinione sull’impatto che la cinematografia tolkieniana ha sui tolkieniani? E non penso solo alle due trilogie di Peter Jackson, ma anche al precedente film di Ralph Bakshi, e al presumibilmente prossimo biopic sul giovane Tolkien e alla serie tv che dovrebbe uscire nel 2020, oltre che alle fan-fiction come l’eccellente “Born of Hope” e le altre minori, a parer mio, come “I diari della Terza Era” e “La caccia a Gollum”.

Sicuramente la cinematografia ha avuto un impatto potente sullimmaginario dei lettori, specialmente quelli più giovani; se chiedessimo ad uno di questi lettori di descriversi ad esempio Aragorn, credo che nella quasi totalità dei casi verrebbe fuori il ritratto di Viggo Mortensen, e così per gli altri personaggi. La mia generazione invece aveva negli occhi le illustrazioni dei grandi disegnatori. Il grande merito delle trilogie jacksoniane è stato quello di diffondere ad un pubblico vastissimo lopera tolkieniana. Gli Elfi, i Nani, nonché lidea stessa di un mondo che non esiste ma che è plausibile si è diffuso, è diventato parte dellimmaginario collettivo, e un lettore di narrativa fantastica non è più visto come un personaggio strano ed eccentrico, da compatire. Credo che anche le produzioni in divenire potranno contribuire a realizzare quello per cui personalmente mi batto da tanto tempo: mostrare Tolkien come un vero e proprio Classico della Letteratura.

Riguardo invece a due grandi di cui hai scritto, John Henry Newman e Gilbert Keith Chesterton: sappiamo per certo che entrambi influirono su Tolkien, e che lui li conosceva molto bene. Secondo te, come e in quale misura il Professore di Oxford è stato influenzato, anzi, dirò meglio, educato da questi due grandissimi pensatori?

Molti critici ed interpreti tolkieniani hanno sottolineato limportanza delle fonti narrative sullopera di Tolkien: i miti nordici, lEdda, il Kalevala. Tutto vero. Ma egli non sarebbe diventato lAutore che conosciamo senza altri fondamentali contributi avuti nella sua formazione culturale e umana. Al massimo sarebbe diventato uno studioso ancora più prestigioso, autore di grandi lavori esegetici. Uno straordinario filologo. Invece divenne un eccezionale romanziere, e questo anche grazie a questi due maestri, Newman e Chesterton. John Henry Newman, il fondatore dellOratorio di Birmingham, una delle scuole frequentate dal piccolo Ronald, arrivò a lui attraverso la mediazione della madre, che si era convertita al Cattolicesimo proprio grazie al grande teologo, e alla mediazione del suo tutore e mentore, padre Francis Xavier Morgan. Tolkien crebbe nello spirito di Newman, che è uno spirito di ricerca della verità, e di affidamento alla luce gentile della Fede. Fu la religiosità di Newman solida, ortodossa, intellettualmente vivace- ad educare ed edificare la coscienza e il senso religioso di Ronald. Chesterton, invece, di cui Tolkien fu attento lettore, gli aprì la prospettiva dellimmaginazione. Unimmaginazione che non è finalizzata solo alla rievocazione di battaglie e dinastie del passato, ma diventa strumento per indagare nel cuore di ogni creatura, per descrivere vizi e virtù, per ritrarre la condizione umana. Una fantasia che non è fuga dalla realtà, ma apertura di prospettive. Tolkien stesso riconosce questo debito nei confronti di G.K. Chesterton nel suo fondamentale saggio sulla letteratura fantastica pubblicato in Albero e foglia.

Infine: ti sto intervistando per conto dei Tolkieniani Italiani. Siamo sul sito STI, io sono il presidente dei Cavalieri del Mark, ed a pubblicare questa intervista sarà Gianluca Comastri, di Eldalië. Tolkieniani di tutta Italia non legati da nessun vincolo che non sia la comune passione tolkieniana ed i medesimi valori leggeranno le tue parole, studiosi e appassionati. Pensi che questa nuova iniziativa possa andare lontano e mantenere le promesse?

Non solo lo penso, ma me lo auguro con tutto il cuore. Il mondo dellassociazionismo tolkieniano italiano ha una lunga storia alle spalle, nasce ben prima dei film e di tutti i fenomeni anche ludici (pensiamo ai Cosplay) che ne seguirono. Ha bisogno senzaltro di realtà competenti e appassionate in cui condividere questa passione, e Tolkieniani Italiani ha tutte le caratteristiche per rappresentare questo desiderio.