Esce il n° 25 di Minas Tirith

La rivista prodotta ed edita a cura della Società Tolkieniana Italiana, la prima di respiro accademico incentrata su J.R.R. Tolkien e il fantastico in generale, è disponibile nella sua nuova uscita: la serie tocca, con questa pubblicazione, i 25 numeri da quando lanciammo questa ormai storica “testata”.

Questo numero speciale ospita la traduzione del numero 70 della rivista francese Nouvelle Ecole, uscito nel 2021 e interamente dedicato al celebre scrittore inglese. La pubblicazione è stata resa possibile grazie alla disponibilità del direttore della rivista, Alain de Benoist, che ringraziamo vivamente insieme con gli autori del fascicolo. Il volume, tutto a colori, propone i più recenti saggi e studi storico-letterari su tematiche tolkieniane, abbracciando anche altre discipline come le arti visive, la filologia e l’antropologia del folklore: il curatore è Alessandro Stanchi.

Dall’editoriale, sempre di Alessandro Stanchi:

Sono passati alcuni mesi dalla pubblicazione e distribuzione del pri- mo numero del nuovo corso di Minas Tirith, e chi scrive sente il piacere, più che il dovere, di ringraziare i numerosi lettori che hanno salutato con entusiasmo la nostra proposta editoriale: non solo i nostri colleghi e amici Soci della Società Tolkieniana Italiana (S.T.I.), che sono il nostro primo pubblico di riferimento; ma anche tutti coloro che hanno letto una copia del primo numero della rivista, senza essere necessariamente iscritti alla STI, e che ci hanno comunicato il loro apprezzamento per la qualità degli autori e degli interventi pubblicati (tanto che alcuni si sono anche iscritti, andando ad aumentare la platea “ufficiale” delle nostre attività).

Il secondo numero di Minas Tirith ospita saggi ed articoli tratti dallo speciale su Tolkien della rivista francese Nouvelle Ecole, con la lingua nelle opere di Tolkien come uno tra i temi principali del corpus di scritti”.

Dall’introduzione di Alain De Benoist:

“Tolkien ha pubblicato relativamente poco durante la sua vita. Quando, nel 1937, esce Bilbo lo Hobbit, il cui enorme successo lo sorprende e ad- dirittura lo infastidisce (è solo su richiesta del suo editore che continuerà sulla stessa linea), non è noto che per un saggio su Beowulf, il grande poema epico anglosassone composto tra la prima metà del VII secolo e la fine del primo millennio, che lo ha reso uno specialista riconosciuto di let- teratura medievale. La sua vera passione sono le lingue. Ne imparerà varie decine e ne creerà quasi altrettante egli stesso (il quenya, le lingue elfiche, il quendiano primitivo, il valarin, l’eldarin, il sindarin, l’entese, la lingua dei Nani, ecc.), concependo le sue storie come il contesto per utilizzarle, da cui l’orientamento risolutamente filologico della sua letteratura, dove la creazione linguistica funge da invenzione musicale.

Alcuni commentatori hanno scorto ne Il Signore degli Anelli un’opera «fondamentalmente cattolica». Quest’affermazione è piuttosto esagerata. Tolkien aveva ereditato dalla madre un’incontestabile fede cattolica, pro- veniente dal Movimento di Oxford, a quei tempi difficile da professare in un ambiente anglicano, e vi è rimasto fedele per tutta la vita. Tuttavia, si cercherebbe con fatica nei suoi libri temi attinti direttamente alla teologia cristiana. Il suo universo attinge piuttosto alle fonti immemorabili di un paganesimo che ha sempre fatto prevalere le immagini sui concetti. In Tolkien, l’elemento religioso è, del resto, assorbito dal simbolismo. Non utilizza neanche una volta la parola «Dio» (nel Silmarillion, la creazione del mondo è solamente attribuita a un essere supremo dai nomi elfici di Ilúvatar «Padre di tutto» e di Eru «Unico», che non interviene mai nei destini dei personaggi). Ciò che voleva J.R.R. Tolkien, infatti, era dare agli inglesi un «mito vero» che fosse ad essi proprio, analogo a ciò che fuil Kalevala di Elias Lönnrot per i finlandesi. «Avevo l’idea, dirà nel 1951, di creare un insieme di leggende più o meno correlate, che andassero dal grandioso e cosmogonico al racconto di fate dei romantici». Per fare ciò, fece ricorso alle grandi opere medievali, alle Eddas, alle saghe scandina- ve, ma anche all’Iliade e all’epopea di Gilgamesh, e persino alle leggende celtiche e arturiane”.


Periodico semestrale della Società Tolkieniana Italiana

Direttore responsabile: Gianfranco De Turris

Responsabile di redazione: Alessandro Stanchi

Illustrazione in copertina di Cinzia Zonta

Traduzione di Federico Nacci

Editore “L’Arco e la Corte “ – Bari – Per l’acquisto dalla pagina www.arcoelacorte.it oppure o con una mail a ordini@arcoelacorte


Sommario

Editoriale di Alessandro Stanchi, 7

Prefazione di Gianfranco de Turris, 9

Introduzione di Alain de Benoist, 13

Dalle radici ai rami di Onfroy Charpentier, 17

Tolkien il filologo e la «Res germanica» di Armand Berger, 23

All’origine delle lingue elfiche: primi quendiani e proto-indoeuropei di Damien Bador, 45

Alberi delle lingue elfiche secondo diverse concezioni successive di J.R.R. Tolkien di Jérôme Sainton, 61

Tolkien e la questione della tecnica di Walter Aubrig, 75

La “Biblioteca” francese di J. R. R. Tolkien di Oronzo Cilli, 91

Bibliografia di John Ronald Reuel Tolkien (1910-2021) di Armand Berger, 109

Lettera a Nordal, 20 agosto 1933, 151

Gli autori del dossier, 159